Il tasso fisso si mantiene tale per tutta la durata del rapporto e quindi si può programmare il proprio piano di pagamento esattamente e sperare di fare un buon affare (se il mercato dei tassi sale) o rischiare di farne uno cattivo (se il mercato dei tassi scende).
Con il tasso variabile si è più certi che il saggio pagato anno per anno risponda a delle logiche attuali (rispetto ai pagamenti) di mercato, in quanto esso si aggiorna periodicamente sulla base del costo del denaro, variamente calcolato.
Con il tasso strutturato si pospone la scelta (di norma) di 24 mesi, magari utili in caso di economia instabile o di vostra situazione lavorativa in evoluzione. Quanto più lungo è il periodo per ripianare il mutuo e maggiori sono le incognite. E’ normale sentir affermare che in momenti di basso costo del denaro (come oggi) può convenire stipulare un mutuo a tasso fisso, soprattutto a lungo termine. Se è vero, infatti, che esso è più alto del tasso variabile, anche i tassi fissi sono a minimi storici e, soprattutto se il mutuo è 20 o 30 anni, difficilmente il costo del denaro si manterrà così basso per così lungo periodo ed è probabile quindi che il tasso variabile stipulato oggi ad un tasso apparentemente conveniente, non lo sia più tra qualche anno, seguendo la dinamica del costo del danaro.
In sostanza, ci si garantirebbe, con un tasso fisso, a costo di un tasso di interesse leggermente superiore a quello spuntabile sul mercato dei tassi variabili, un tasso comunque conveniente invariato nel tempo.
Se quanto sopra è frutto di una certa logica, ed è senz’altro vero che è da decenni che il denaro non costava così poco, nessuno sa che cosa ci riserva il futuro, e questo vale anche per l’economia, e soprattutto per l’economia attuale.
Nessuno portrà dirvi che cosa conviene stipulare, anche perché il principio è sempre quello che bisogna avere riguardo alla propria situazione particolare, per cui è il Vostro portafoglio a dover decidere, non la semplice misura del tasso offerto.