I prestiti subordinati sono una forma di prestito assistito, la cui emissione è disciplinata dalla Banca d’Italia, che prevede una clausola contrattuale di subordinazione al rimborso, nel caso di liquidazione o fallimento del debitore. Il finanziatore accetta quindi che al momento della stipula del finanziamento il rimborso del suo credito venga subordinato al completo soddisfacimento di altri creditori, aventi diritto di precedenza in quanto essi stessi non subordinati.
Di fatto, in presenza di più finanziamenti, quando il soggetto debitore avvia una procedura di liquidazione o concorsuale, il creditore subordinato vede onorato il proprio credito se e soltanto se tutti i creditori non subordinati sono integralmente soddisfatti.
Dato che il creditore partecipa alle perdite dell’emittente in caso di liquidazione, il prestito subordinato più che una forma di credito assume la caratteristica di uno strumento di rischio. Secondo il Testo Unico Bancario, la clausola di subordinazione infatti, a determinate condizioni, sospende l’obbligo di restituire il denaro ricevuto a prestito.
Il creditore da un lato assume un rischio di default superiore, dall’altro lato, proprio in virtù di questo rischio, gode di una remunerazione del prestito a tassi di interesse superiori.
Nonostante il tecnicismo dello strumento e la sua natura corporate, il prestito subordinato è interessante per la clientela retail, quindi famiglie e privati, quale strumento di investimento alternativo particolarmente attuale in questa fase di congiuntura dei mercati: un risparmiatore con una scarsa propensione al rischio insito nei mercati azionari, ma insoddisfatto dei rendimenti offerti da obbligazioni e titoli di stato può decidere di inserire il denaro disponibile nel circuito dei prestiti subordinati.
La banca, ricevuta tale istruzione dal proprio cliente, inserisce i risparmi nel circuito dandoli in prestito ad un tasso di interesse che rappresenta, al netto delle commissioni bancarie, il rendimento del risparmiatore.
Tra i prestiti subordinati più diffusi sul mercato ricordiamo le obbligazioni subordinate e le obbligazioni convertibili:
Obbligazioni subordinate: strumenti emessi da banche e finanziarie ex art. 107 a fini di incrementare il capitale di vigilanza in termini di patrimonio supplementare Tier 2
Obbligazioni convertibili: strumenti di investimento che, pur con tassi inferiori alle obbligazioni senior, grazie ad un’opzione call, offrono al finanziatore la possibilità dio convertire le obbligazioni in azioni della società emittente ad un prezzo prefissato
Per privati e famiglie, investire nel circuito dei prestiti subordinati consente di ottenere un extra rendimento rispetto al mercato obbligazionario tradizionale, a fronte del rischio che se il debitore / emittente diventa insolvente è possibile perdere il capitale investito oltre agli interessi maturati.