Le azioni? Troppo rischiose. I conti correnti? Non si guadagna nulla e l’inflazione elimina i rendimenti. Le obbligazioni? Rendimento sicuro e rischio nullo.
Queste sono le classiche affermazioni degli amanti delle obbligazioni, davvero tantissimi nel nostro Paese. Gli Italiani sono un popolo fortemente legato a questo strumento, considerato il prodotto finanziario sicuro per definizione. Un prodotto sicuro nella mente di tutti noi, fino a qualche tempo fa. I casi degli ultimi anni hanno fatto crollare ogni certezza.
Ovviamente, non occorre fare di tutta l’erba un fascio, ma è bene essere consapevoli che il rischio zero ormai non esiste più e che ogni strumento può essere valido (o non valido). Basta conoscerne i pregi e i difetti e informarsi su chi lo emette. Nel caso di un’azienda, la sua storia e il settore in cui opera. Il 2008 ci ha insegnato qualcosa.
Ma quali sono i rischi da valutare investendo in obbligazioni?
Rischio emittente: (per le obbligazioni corporate emesse dalle aziende): nel corso del 2008 all’apice della crisi, il mercato dei corporate bond si è praticamente fermato. Nessuno era più disposto a comprare titoli nel timore che le aziende non riuscissero a rimborsarli (a ridare indietro i soldi). Il rendimento delle obbligazioni corporate è più alto di quello dei titoli di stato. Questa differenza di rendimento, chiamata spread, si giustifica per il rischio implicito che si assume chi acquista obbligazioni di aziende rispetto a titoli di Stato. Questa differenza è tanto più elevata quanto più alto è il rischio, argomento relativamente a cui è possibile vedere questa guida sul sito Leobbligazioni.com.
Rischio Paese: (per le obbligazioni governative, emesse dagli Stati): in questo caso, invece del fallimento dell’azienda, entra in gioco la possibilità che uno Stato vada in default (in bancarotta). Questa è ovviamente un’eventualità molto più rara, ma non è impossibile, soprattutto se ci si riferisce a titoli di paesi in via di sviluppo o in situazioni economicamente non stabili. I due casi più eclatanti sono la Russia nel 1998 e l’Argentina nel 2001. Purtroppo, in entrambi i casi, a rimetterci sono stati i piccoli risparmiatori.
Rischio liquidità: quando si effettua qualunque tipo di investimento, bisogna sempre considerare il grado di difficoltà di rendere, come si dice in gergo, lo strumento liquido. In altre parole, se si decide di uscire prima della scadenza, si devono poter riavere i soldi indietro senza che questi siano falcidiati da commissioni e valori impossibili da capire per i più. Prima di tutto bisogna verificare se si tratta di titoli quotati su un mercato regolamentato o meno. Nel primo caso, generalmente, è più elevato il livello di liquidabilità.
Rischio di cambio: attenzione a investire in obbligazioni non espresse in euro. Le oscillazioni delle monete al giorno d’oggi sono diventate così forti che si rischia di vedere il proprio rendimento legato esclusivamente all’andamento dei cambi, notoriamente il mercato più difficile da prevedere.